Ars Cantus: Musica a Cracovia nel ‘400 alla corte e nella cappella dei Jagelloni
Nota di sala per l’Associazione Musicale Etnea
Catania, Palazzo Biscari, 2007
Testo completo
Alla morte di Casimiro III il Grande (1333-70), considerato il fondatore dello stato polacco, il regno passa al nipote Luigi d’Angiò, già re d’Ungheria e, successivamente, alla figlia terzogenita di questi, Edvige. Il matrimonio dell’undicenne Edvige con il granduca di Lituania, Jagellone, porta all’unione delle due corone e, conseguentemente, alla nascita della dinastia reale degli Jagelloni. Con il nome di Ladislao II (1386-1434), Jagellone, resta al trono per 49 anni come capostipite di una dinastia che, pur di carattere elettivo, regnerà fino al 1572.
All’inizio del secolo XV lo Stato lituano-polacco si avvia verso il periodo più glorioso della sua storia, divenendo, con la sconfitta dell’Ordine Teutonico, la maggiore potenza dell’Europa orientale. Cracovia, in piena ascesa politica e culturale, vanta già una tra le più antiche università europee, fondata da Casimiro III nel 1364 sul modello delle università italiane di Padova e Bologna, e la presenza di un’orchestra professionale, sia presso la corte reale che presso la cattedrale di Wavel. Un ambiente culturale fervido in cui la fase di passaggio tra l’Ars nova e la musica polifonica franco-fiamminga del primo Quattrocento è puntualmente colta attraverso i rapporti che l’università e la corte intrattengono con i musicisti operanti nell’Italia settentrionale – rapporti favoriti da una serie di legami politici che, nel 1518, culmineranno nel matrimonio di Sigismondo I Jagellone, penultimo della dinastia, con Bona Sforza, quando la corte di Cracovia diverrà uno dei più importanti centri culturali europei.
Il carattere internazionale che la scuola polifonica fiamminga assume nel corso di pochi decenni ha un chiaro riscontro nelle numerose concordanze tra i manoscritti di polifonia misurata pervenutici dall’intera Europa. I due codici – simili per contenuto, struttura e foliazione – III. 8054 e lat. F.I.378 (Varsavia, Biblioteca Nazionale), da cui sono tratte le composizioni in programma, sono stati redatti in notazione mensurale nera, a Cracovia, probabilmente prima della metà del XV secolo, come raccolta del repertorio della cappella reale. Il codice 378, di cui resta oggi solo una riproduzione fotografica realizzata nel 1930, nella collazione attuale è costituito da 34 fogli contenenti 18 composizioni polifoniche. Il codice 8054, conosciuto come ‘Codice Krasiński’ o ‘52’, contiene invece tre fascicoli completi (XVI-XVIII) con 36 composizioni polifoniche. In entrambi spiccano alcuni lavori dei maggiori rappresentanti della fase finale dell’Ars nova francese-italiana, Johannes Ciconia, Antonio Zaccara da Teramo e Estienne Grossin, che documentano i citati legami fra la cultura musicale dell’Italia settentrionale e gli ambienti artistici polacchi.
La tipologia dei lavori contenuti nei manoscritti è varia e ben esemplificata nel programma. Tre composizioni strettamente legate all’ambiente della corte Jagellonica sono il mottetto panegirico Cracovia civitas, in onore di Ladislao II, della sua quarta moglie Sofia e dei figli Ladislao e Casimiro, su testo del funzionario di corte Stanislaw Ciolek; il mottetto Pastor gregis egregius, del coevo compositore di corte Nicolaus de Ostrorog, in onore di S. Stanislao, e un altro mottetto panegirico, di Nicolaus de Radom, Hystoriography aciem mentis, in forma semplice e di carattere gioioso, scritto per la nascita del principe Casimiro nel 1426.
Di Nicolaus de Radom, massimo esponente del rinascimento musicale polacco, si conoscono solo pochi altri lavori: tre coppie Gloria-Credo (riportate nei codici in sequenza invertita Credo-Gloria), un Magnificat, un Alleluia e una ballata senza titolo. Dal secondo dopoguerra la ricerca di insigni musicologi polacchi come Miroslaw Perz, ha ridisegnato la mappa storica della polifonia misurata in Polonia, anticipandone le origini alla prima metà del XIV secolo; in particolare sulla base di un conductus a quattro voci, Omnia beneficia, sul modello della scuola di Notre Dame, rinvenuto presso il convento dell’Ordine delle Clarisse di Stary Sacz. Conseguentemente, Nicolaus de Radom è oggi collocabile all’interno di una tradizione già centenaria. Le sue coppie kyriali Credo-Gloria, tipicamente in tre parti e su melodie dell’antifona gregoriana, seguono gli stessi principi adottati da Johannes Ciconia. I due elementi condividono motivi di base, struttura formale e schemi contrappuntistici, in soluzioni tuttavia tra loro differenti. A coppie scorrevoli e melodiche, caratterizzate da un uso frequente dell’imitazione e con un impianto già di stile borgognone, si alternano strutture ritmicamente più pronunciate e sincopate, con un’angolosità ancora medievale e una ricchezza di ampi movimenti intervallari. Occasionalmente il compositore aggiunge al discanto una quarta parte in un vivace contrappunto a tratti interrotto da accordi risonanti che con valore simbolico mettono in risalto il declamato, ad esempio sottolineando le parole “Jesu Christe”, secondo una pratica impiegata anche da Guillaume de Machaut e Guillaume Dufay.
Il Magnificat, la più ispirata e la più lirica delle composizioni di Nicolaus de Radom, si rifà al celebre Magnificat sexti toni di Dufay, di cui ricalca le caratteristiche armonizzazioni in falsobordone per quarte e seste, senza precedenti per morbidezza e pienezza di suono.
Come già accennato, i lavori di Johannes Ciconia e di Antonio Zaccara da Teramo, entrambi noti in Italia intorno al 1410, costituiscono la principale fonte stilistica della musica rinascimentale polacca. In Johannes Ciconia, attivo tra Avignone e Padova, gli stilemi dell’Ars nova francese-italiana si evolvono sia in direzione di una semplificazione della scrittura contrappuntistica verso uno stile più melodico, sia verso un più frequente cromaticismo, anticipazione della produzione madrigalistica italiana del secolo successivo, sia verso l’uso di forme ritmiche particolari e ricercate, proprie dell’ambiente avignonese del tardo XIV secolo. Nei manoscritti 8054 e 378 sono contenute esclusivamente sue composizioni di carattere liturgico e il mottetto Regina gloriosa, che, data la sua struttura di ballata, è forse l’elaborazione di una composizione originariamente secolare.
Antonio Zaccara da Teramo, attivo presso la corte papale e, successivamente, a Bologna, è l’autore più presente nei due manoscritti polacchi, a conferma della sua notorietà nell’Europa dell’epoca. Nella sua produzione l’influsso di compositori italiani come Jacopo da Bologna, Francesco Landini, o Johannes Ciconia, si unisce al gioco sottile e all’intrigato sperimentalismo ritmico e notazionale che lo rendono uno tra i più raffinati esponenti dell’Ars subtilior, al cui stile è marginalmente ascrivibile anche la composizione liturgica a 4 voci Gloria ad ogni vento.
Accomuna i manoscritti anche l’interpolazione di brani profani, come En discort sont Desir et Esperance – una semplice e scorrevole melodia in tipica forma di ballata francese – e di mottetti anonimi e canti mariani; composizioni melodiose e di straordinaria freschezza inventiva. Brani in cui lo stile figurativo del gotico internazionale riaffiora nella sua solennità, evocando il fascino e lo splendore di icone bizantine.